Ferdinando Principiano è un vignaiolo che definiamo giovane perchè all’aspetto lo sembra ma porta sulle spalle molte vendemmie e oggi può essere un ottimo punto di riferimento per le nuove generazioni.
La sua vita da vignaiolo ha preso una virata decisa a partire dal 2003 con i primi cambiamenti, ma definitivamente dal 2006 su tutta la gamma prodotta perchè i suoi vini non gli piacevano più, perfetti da un punto di vista tecnico ma senza un’anima, quella che ha deciso di far uscire decidendo di aiutare le viti a esprimersi ed al vino di emergere per il suo pieno potenziale assecondando l’annata.
Ricerca di migliorie
Secondo il produttore sono serviti 10 anni alle viti per assorbire il cambio e da qualche anno si nota che le stesse sono rinvigorite consentendo un autoregolazione sempre migliore da un anno con l’altro a cui servono sempre meno trattamenti, cimature ed i Ph sono sempre anche se di poco leggermente più bassi.
Diventa un discorso di energia che viene preservata a partire dal terreno per arrivare in bottiglia con una bella vivacità. Questo discorso parte dalla sensibilità dell’agricoltore a cui piace passare tempo in vigna e capire cosa succede tastando con mano attenta lo stato delle piante.
Lo scopo ricercato nei suoi vini è avere un prodotto che sia godibile fin da giovane e che allo stesso tempo possa avere davanti molti anni di affinamento, vini agili ma con struttura a seconda poi del livello del vino ovviamente.
A partire dal concetto espresso, uno dei tasti toccati è relativo alla vendemmia: secondo Ferdinando le uve sono mature già qualche giorno prima rispetto a quanto impostato dai riferimenti enologici perchè vuole uve che apportino freschezza e non eccessiva maturità e grado zuccherino.
Un altro passaggio è l’utilizzo dei raspi come nel Boscareto che consentono se ben usati di donare maggior complessità e freschezza. Nel Barolo Serralunga 2015 è stato confluito tutto il vino destinato al Boscareto in quanto non uscirà in quell’annata ed il vino rispetto al solito ha aumentato queste caratteristiche.
Diciamo che ci aspettiamo ulteriori passaggi in avanti e un aumento qualitativo del livello dei vini per cui sarà un piacere ogni anno testarne la veridicità….
I vini assaggiati
Oggi abbiamo assaggiato Langhe Nebbiolo 2018 oltre a Boscareto 2013 e 2016.
Il Langhe Nebbiolo è un piccolo barolo per la forza che esprime, ha freschezza ma anche potenzialità da vino di categoria superiore che non disdegna un bel piatto di formaggi anche di media stagionatura.
Il Boscareto 2013 è un bellissimo esempio di Barolo riserva, figlio di un’annata che secondo il produttore è una delle più belle annate vendemmiate su questa parcella.
Ha una grande spina dorsale ed in bocca ha ciccia, frutti freschi, erbe, ha potenziale di invecchiamento lunghissimo ma è un piacere berlo fin da ora e siamo contenti di averlo assaggiato.
Il 2016 è stato un piacere averlo provato e ha grande potenziale ma se ne riparlerà più avanti sicuramente.
Da provare con un bel piatto di spezzatino di manzo con funghi.

Cosa scegliere
Tra tutta la gamma diventa difficile perchè affezionato e molto apprezzata, ma se dobbiamo fare due nomi per forza punto sul Boscareto e sulla crescita qualitativa del Ravera che negli ultimi anni ha fatto un bel salto sulla complessità mantenendo sempre una bella freschezza, troviamo un piccolo posto a pari merito anche al Langhe Nebbiolo che nella versione 2018 è davvero da provare.
I cambiamenti della Langa
Il bello di parlare con Ferdinando è quello anche si soffermarsi su i cambiamenti che sono avvenuti in questo territorio, oggi baciato dal benessere ma che fa specie ricordare e ripercorrere gli anni in cui il vino si faceva fatica a vendere e l’attuale ricerca delle bottiglie era solo un sogno.
Per la Langa giravano compratori di uve e vino che erano più affaristi che esperti assemblatori od enologi e ci si muoveva in alcune annate con la speranza di riuscire a vendere mentre oggi si va verso un’altra idea ossia “con che prezzo esco?”
Ci si accosta all’idea di preservare il territorio e conservare quanto fatto dalle generazioni precedenti cercando di migliorarlo attraverso coltivazioni che pongano maggior rispetto dei suoli e dell’ambiente e non vadano a deturpare questo a vantaggio di fini commerciali che nel breve periodo inebriano ma che nel lungo diventano nefasti.
Servono agricoltori bravi e preparati nel loro lavoro e Istituzioni che abbiano lungimiranza nell’alzare l’asticella della qualità dell’area e nel porre paletti che custodiscano questo vantaggio odierno per preservarlo a lungo.
Insomma le nuove Rockstar a fianco dei celebrati cuochi stellati, sono diventati i produttori di vino che devono ricordarsi che prima di tutto sono agricoltori, ossia custodi della terra e che per andare lontano serve un movimento compatto e non una gara individuale alle stranezze che porta tutto questo in mondi che con l’agricoltura non c’entrano nulla.
Mai come era vengono in mente alcuni discorsi del compianto Beppe Rinaldi che in maniera pungente ne sottolineava i pericoli soprattutto da quando Barolo è arrivata agli onori della platea mondiale come zona vitivinicola. Ai posteri…..