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Corton Charlemagne

Uno dei grandi vigneti della Borgogna è senza dubbio Corton-Charlemagne, un Grand Cru celebre per la produzione di vini bianchi Chardonnay che si dice debba la sua esistenza ad una particolare richiesta della moglie di un imperatore.

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    Il Corton Charlemagne Grand Cru 2020 del Domaine Jean Baptiste Boudier mostra subito note marine con un bouquet che si delinea con calma su note floreali e balsamiche, un grande vino che in bocca lascia di stucco con un attacco quasi riservato che esplode con calma nel bicchiere con tutta la sua potenza ma in maniera composta nello stile del produttore con davanti un futuro radioso.

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Dove si trova Corton Charlemagne

Corton Charlemagne è una denominazione Grand Cru per vini bianchi a base di uve Chardonnay prodotti su gran parte della porzione superiore della collina conosciuta come Montagne de Corton, in un’area di forma ovale situata all’interno del distretto della Côte de Beaune, nella Borgogna.

La maggior parte del vigneto ricade all’interno del comune di Aloxe-Corton, ma la parte di En Charlemagne, quasi esposta a nord-ovest, si trova a Pernand-Vergelesses, mentre sul lato opposto della collina, rivolti a est si trovano gli appezzamenti di Rognet et Corton, Hautes Mourottes e Basses Mourottes che si trovano nel comune di Ladoix e possono, in alcune delle loro sezioni, produrre vini Corton Charlemagne.

Narra la leggenda che fu l'imperatore Carlo Magno ad ordinare di piantare i primi filari di uve a bacca bianca sulla collina di Corton. I vini rossi che lui amava così tanto macchiavano la sua lunga barba bianca, e si dice che sua moglie lo abbia spinto a preferire i vini bianchi, per cui diede ordine di ripiantare i vigneti della zona.

All’epoca però l’uva più popolare non era lo Chardonnay come avviene oggigiorno, ma è più probabile che i vigneti fossero un mix di Pinot Grigio (conosciuto localmente come Pinot Beurot), Pinot Bianco e Aligoté. Fu solo dopo l'epidemia di fillossera del 19° secolo che lo Chardonnay divenne il vitigno dominante della Borgogna.

Questi vigneti furono poi donati dall'imperatore Carlo Magno alla comunità religiosa di Saint-Andoche de Saulieu nell'anno 775, rimanendo in loro possesso per mille anni. Ancora oggi celebrano, almeno nel nome, il loro illustre benefattore.

La denominazione

La denominazione è stata introdotta nel 1937 e copre in tutto circa 52 ettari di vigneto autorizzati a utilizzare il titolo Corton-Charlemagne nelle proprie etichette. Il titolo Corton è effettivamente identico anche alla denominazione meno utilizzata Charlemagne Grand Cru che gode degli stessi parametri di produzione.

La collina di Corton è un grande affioramento di calcare, leggermente discosto dalla scarpata principale della Côte d'Or che corre da nord a sud partendo da Gevrey-Chambertin e Digione fino ad arrivare a Santenay e Maranges nel sud. La collina segna l'estremità settentrionale della sottoregione della Côte de Beaune e interrompe bruscamente la pianura disseminata di vigneti che scorre a nord della cittadina di Beaune.

La sommità a forma di losanga è ricoperta da fitti boschi, considerati una componente cruciale del mesoclima della denominazione. Nel 2017, le voci secondo cui questa zona di 66 ettari sarebbe stata venduta ed eventualmente sviluppata con ulteriori vigneti hanno portato i produttori locali a unirsi per salvaguardarne la sopravvivenza, visto il suo ruolo cruciale nella resa delle vigne e nella qualità delle uve.

I vini Corton Charlemagne Grand Cru

Il vigneto Grand Cru è composto principalmente dai due appezzamenti di Charlemagne e En Charlemagne. I vini sono interamente prodotti da uve Chardonnay, anche se la normativa ufficiale consente fino al 10% di uve Pinot Bianco all'interno dei vigneti e fino a un 30% di quest’uva nella miscela del vino.

Gli altri appezzamenti Le Charlemagne, Les Pougets e Les Languettes, esposti da sud-ovest a sud-est, sono responsabili della maggior parte della produzione di uve. Tuttavia, mentre i vini rossi della denominazione Corton vengono generalmente etichettati, questo non avviene per Corton Charlemagne, probabilmente perché ciò vuole riflettere un maggiore grado di omogeneità tra le tre parcelle.

Le rese sono fissate a un massimo di nove tonnellate per ettaro con una resa in succo di 4800 litri per ettaro.

Il Corton Charlemagne Grand Cru si colloca tra i vini bianchi più costosi del mondo, anche se non raggiunge ancora i prezzi dei suoi omologhi di Montrachet.

Degustazione dei vini di Corton Charlemagne

Il classico vino Corton Charlemagne è considerato tra i migliori bianchi della Borgogna ed è famoso per la sua combinazione di sapori fruttati, tra cui fichi e pere cotte, ed il carattere minerale della pietra focaia, quest'ultimo particolarmente diffuso nei vini provenienti dai pendii occidentali più freddi.

Alcuni vini Grand Cru si rivelano sontuosi e avvolgenti, come nel caso del Corton Charlemagne del Domaine Jean Baptiste Boudier che possiede una trama elegante e una freschezza che bilancia perfettamente la sua ricchezza. I sapori di frutta persistono durante l’assaggio, arricchiti da note di mandorla tostata e una leggera mineralità che conferisce al vino una straordinaria profondità.

La mineralità distintiva della collina di Corton si mostra in tutto il suo splendore anche nel vino Corton Charlemagne Grand Cru del Domaine Gaston & Pierre Ravaut, dove si fonde armoniosamente con la freschezza vivace e la complessità dei sapori. Note di nocciola tostata e burro chiarificato emergono dopo ogni nuovo sorso, conferendo al vino una profondità che si sviluppa ulteriormente con l'invecchiamento.

Abbinamento cibo vino 

Il modo in cui il vino Corton Charlemagne raggiunge un perfetto equilibrio in bocca tra la sua notevole acidità e la sua opulenza rotonda richiede l’accostamento con piatti raffinati e delicati che possiedono tuttavia una certa potenza aromatica.

Si consiglia di degustarlo con piatti a base di pesce, come il branzino alla griglia con salsa al burro bianco, o con piatti a base di carni bianche, come il pollo al limone. Formaggi a pasta dura e stagionati sono un'altra ottima scelta per esaltare la complessità di questo vino.

Altri candidati naturali per l’abbinamento sono il foie gras, la cui amarezza è ben supportata dalla forte mineralità del vino, così come i classici più convenzionali come i crostacei di alta qualità (aragosta, granchio) la cui polpa forte ma delicata si armonizza con il vino in modo spettacolare. Anche il vitello in salsa bianca rende giustizia a questo vino così pregiato.